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Al diavolo i diritti acquisiti!
Materia: Attualità - Fonte: Aduc - 02.02.2013 Condividi su Facebook |
Non c'è nulla da aggiungere a questo breve pezzo dell'ottimo collega Alessandro Gallucci sull'iniquità della Cassa Forense, e con il suo cortese permesso riproduco il pezzo (originariamente QUI): Vorrei poter scegliere io se versare i contributi per la pensione, assumendomi così la responsabilità per il mio futuro. Vorrei uno Stato che mi spiegasse l'importanza della previdenza e che non me la imponesse e basta. Poi vorrei poter scegliere, se decidessi di "accumulare", a chi affidare i miei risparmi. Qual è la differenza tra la schiavitù ed il mantenimento forzoso, per ordine legislativo, di un sistema di previdenza a vantaggio esclusivo dei più forti? Andare in pensione, com’è successo per lungo tempo, a 55-57 anni percependo una somma simile allo stipendio che s'è guadagnato negli ultimi anni di carriera e non quanto s'è accumulato nel corso della vita è ingiusto al pari del vitalizio dato ai parlamentari dopo qualche anno di bivacco alla bouvette di Montecitorio.
Ed alla fine sarebbe bene che agli ingordi di quella generazione che ha usufruito del sistema retributivo uno Statista illuminato dicesse: "abbiamo scherzato dovete prendere un po' meno altrimenti chi sta dopo di voi finisce strangolato".
Al diavolo i diritti acquisiti. Se questi si basano sulle deprivazioni – che diventano privazioni di possibilità e dunque felicità – non sono diritti ma privilegi. Qual è il nostro giudizio sul massimo sfruttamento del lavoro altrui per il mantenimento di un’odiosa posizione di vantaggio, insomma che cosa pensiamo oggi della schiavitù?