Altro intervento pubblicato sul blog del Corriere "Generazione Pro Pro"
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Dopo Io, la manovra e la riforma delle professioni oggi un'altra mia breve riflessione in tema di liberalizzazioni trova nuovamente spazio sul blog che si trova all'interno del sito del Corriere della Sera.
La riporto anche qui, sempre come spunto di riflessione.
Le critiche, come sempre, sono ben accette.
* * *
Quante volte, negli ultimi anni, abbiamo sentito parlare di “liberalizzazioni”! Dalle lenzuolate di Bersani del 2006 alle norme annunciate, ritirate, ripresentate-modificate nelle varie versioni dell’ultima manovra.
A freddo, possiamo dire che si è trattato solo di “parole, parole, parole”, e anzi meschini tentativi di accaparramento di simpatie a fini elettorali. Tra l’altro, e non a caso, a fronte dell’annuncio propagandistico da parte del governo di turno di “liberalizzazioni”, il settore “colpito” ha manifestato in misura più o meno vigorosa (ricordiamo i tassisti), e spesso le norme sono poi state cambiate.
A una disamina frettolosa potrebbe sembrare lo spirito di “conservazione” del gruppo, siano essi tassisti, avvocati o quant’altro. Che certamente è presente, e d’altra parte facendo della psicologia da due soldi è semplice ricordare come qualsiasi novità provochi in qualsivoglia gruppo umano una certa percentuale di reazioni contrarie, ma il punto vero è un altro.
Vale a dire che la classe politica di governo, di qualunque colore, finora, non ha mai avuto alcun interesse per delle vere liberalizzazioni: è stato usato questo nome, indubbiamente evocativo e di facile presa, per mascherare tentativi più o meno palesi di punire questo o quel settore, ritenuto distante dalla propria area politica e quindi ininfluente per sè da un punto di vista elettorale.
D’altra parte stiamo parlando della stessa classe dirigente che continua imperterrita a chiedere più soldi agli italiani (e si parla già di una manovra prossima incombente quando ancora non è stata definitivamente approvata quella di ferragosto) anzichè cominciare davvero ad abbassare il costo elefantiaco della nostra struttura statuale.
Ecco quindi che si prendono di mira i tassisti, gli avvocati, le farmacie. E inevitabilmente ecco che ogni volta il settore o i professionisti colpiti avvertono esattamente quello che sta accadendo, ovvero non, come sarebbe auspicabile, una riforma epocale e quanto mai necessaria (una delle tante di cui avremmo bisogno) per svecchiare il paese anche nelle sue professioni più nobile, bensì l’attacco in corso da parte del governante di turno.
Ecco quindi, inevitabile e umanamente ineccepibile, sorgere all’interno di ciascun rappresentante della categoria interessata la domanda:”Perchè io sì e gli altri no?” e conseguentemente ecco nascere la protesta.
Il motivo, l’ho spiegato poco sopra. Fino a che le liberalizzazioni verranno usate a scopo punitivo, le stesse verranno inevitabilmente avvertite come tali e quindi saranno, oltre che molte spesso inutili, avversate e ostacolate.
Quando si avvertirà un disegno complessivo di riforma, in cui ognuno avvertirà accanto al rischio di perdere delle rendite di posizione (spesso più supposte che reali, peraltro) anche una generale modernizzazione, della macchina statuale anzitutto, allora ciascuno si sentirà parte di un tutt’uno, e anche i sacrifici individuali potranno essere sopportati.
Se invece si vorrà proseguire sulla strada di svantaggiare questo e avvantaggiare quello (e noi avvocati ne avremmo, da raccontare!), come è stato fatto finora, beh! inevitabilmente ogni volta l’opposizione sarà dura, e anzi sempre di più.
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Link: http://generazionepropro.corri
2011-09-12 Segnalato da: Renato Savoia - Fonte: generazionepropro.corriere.it
Approfondimenti: Attualità liberalizzazioni
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