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Procedimento sommario di cognizione: un fallimento, e qui lo si era previsto...

Materia: Attualità - Fonte: Renato Savoia - 22.02.2011
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Abstract: Perchè ci sono volte in cui "l'avevo detto" è inevitabile. Ecco perchè...



Se c'è un difetto di questo Paese è che, in ogni settore, ci si dimentica troppo in fretta di ciò che uno ha detto, e che magari smentisce il giorno dopo.

 

In questo senso sarebbe utile, in tutti i settori, fermarsi e voltarsi indietro.

 

Il 21 febbraio 2011 il Sole 24Ore ha pubblicato un articolo, dal titolo Il processo civile è ancora in affanno, l'arretrato cala meno delle attese, ove tra l'altro si può leggere:


"Che cosa non ha funzionato? Di sicuro il processo sommario di cognizione, una sorta di rito semplificato per le controversie di competenza del giudice monocratico, non ha avuto l'impatto che ci si aspettava. È compito delle parti, cioè dei legali, chiedere in cancelleria l'iscrizione a ruolo della causa secondo le regole semplificate di questo nuovo rito." 

 

Ancora:


"Il primo presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, ha peraltro confermato una sensazione già emersa (si veda il Sole 24 Ore del 26 aprile 2010) in un'inchiesta a sei mesi dall'entrata in vigore di questo nuovo strumento processuale. Ora anche il primo presidente ha citato cifre che la dicono lunga sull'appeal della novità: a Bologna, ad esempio, sono stati iscritti neanche 170 ricorsi in quasi due anni; a Verona, 164 cause su 3.693 nel corso dell'intero 2010. Secondo Lupo, l'applicazione del rito semplificato riguarda neanche il 10% delle nuove cause, nonostante i giudici abbiano nella prassi limato anche alcune delle rigidità della disciplina."

 

Bene.

 

Dopo aver letto, mi son ricordato che, nel mio piccolissimo, qualcosa avevo scritto, sul processo sommario di cognizione. Così ho fatto al ricerca sul sito e sono andato a scovare questo pezzo del 29 giugno 2009, intitolato "Il nuovo processo sommario di cognizione: 4 problemi".

 

In quell'intervento, anche video, dicevo:

 

La lettura delle norme (articoli da 702-bis a 702 quater del c.p.c.) rivela tutto il pressapochismo con cui si è introdotto questo nuovo rito, che nella migliore delle ipotesi troverà applicazione grazie all'interpretazione di qualche giudice di buona volontà, e nella peggiore finirà nel dimenticatoio per poi, magari, tra qualche anno, fare la fine del non rimpianto rito societario.

 

E concludevo scrivendo:

 

La mia personale convinzione è che finirà nel dimenticatoio e alla prossima riformicchia del processo civile (che ormai ha scadenze quasi fisse) verrà espunto dall'ordinamento.

 

Se sarà diversamente, e si riuscirà (ma come?) a farlo funzionare, mi ricrederò.

 

Dopo due anni, non mi sono ricreduto, e vedo che il fallimento di tale procedura è oramai riconosciuto.

 

Chi ha la pazienza di leggere queste pagine sa cosa penso della mediazione obbligatoria, e della convinzione che sarà un solenne fallimento.


Anche in questo caso, sono pronto sin d'ora a dar atto di essermi sbagliato, se così sarà.


Altrimenti mi toccherà dire, un'altra volta: io l'avevo detto.

 

Sia chiaro: io spero di sbagliarmi. Però...

 

                                                                                                     Renato Savoia